Il mulino vero e proprio è dotato di tre coppie di macine per la lavorazione dei cereali.
Le farine, una volta macinate, grazie a coclea ed elevatore a cucchiai, venivano trasferite al buratto, un macchinario costituito da setacci in seta con maglie di diverse dimensioni in grado di selezionare vari tipi di farina, dal fior di farina alla farinetta e alla crusca.
Fino agli inizi del 1900 gli impianti operarono grazie alla forza motrice dell’acqua: una ruota orizzontale in corrispondenza di ciascun macchinario ne garantiva il funzionamento.
Nel 1928 l’opificio fu completamente elettrificato. L’introduzione di una turbina soppiantò le ruote idrauliche. La struttura interna del mulino fu radicalmente modificata: un motore faceva girare un lungo asse di trasmissione dotato di complessi ingranaggi e mediante cinghie e pulegge trasmetteva il movimento alle macchine.
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A destra dell’ingresso, è tuttora presente la stalla che ospitava i muli con cui i contadini portavano al mulino i sacchi di cereali da macinare. Era infatti abitudine che ognuno aspettasse il proprio turno per assistere alla macinazione dei propri cereali… Quello era il momento delle famose “chiacchere da mulino” occasione per parlare e sparlare un po’ di tutti…