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MUSEO LABORATORIO DELLA PREISTORIA DI VAIE – La cava di Vaie e le vicende dei ritrovamenti archeologici.

Ci troviamo alla “Pradera” e siamo prossimi alle Chiuse d’Italia, storico confine fra le Alpi e la Pianura Padana. Un luogo di battaglie e fortificazioni, fra cui le leggendarie mura longobarde.
Qui scopriremo anche alcuni segni della storia del luogo ed una delle sue risorse: l’estrazione e lavorazione della pietra, ampiamente diffuse nella Valle. Siamo ai piedi della principale cava di gneiss granitico di Vaie, nota anche come “Cava Pent” dal nome degli ultimi proprietari dal 1883 al 1944, anno della definitiva chiusura.

Attivi per secoli, forse già in età romana e medievale, i siti di coltivazione della pietra si trovano tutti appena a monte della Strada Antica di Francia. Le prime notizie sul suo impiego si hanno nel “Dizionario” del Casalis del 1853, che ne ipotizza l’uso in Torino per la strada romana scoperta con la costruzione del Canale della Dora Grossa, oggi via Garibaldi.

I periodi storici in cui la cava è stata utilizzata in modo sistematico non sono tutti documentati. Il suo momento “nobile” risale sicuramente al 1700, quando lo gneiss di Vaie venne impiegato in Torino anche per le storiche ristrutturazioni juvarriane di Palazzo Madama e Santa Cristina di piazza San Carlo (in gneiss vaiese sono le colonne e gli aggetti dell’intera facciata). La Cava balzò di nuovo agli onori delle cronache a fine ‘800, con i celebri ritrovamenti archeologici.
Furono infatti gli scalpellini a scoprire, presso il riparo sotto roccia, numerosi ciottoli finemente lavorati e di origine ignota. Materiali analoghi erano stati raccolti dai bambini o si trovavano in case del paese. Fu il medico condotto Biagio Rumiano a comprendere l’interesse archeologico dei manufatti, e anche del sito che avrebbe preso il suo nome.

Nel 1900 e 1901, Antonio Taramelli, allora Ispettore dell’Ufficio Regionale ai Monumenti, attuò i primi scavi. Questi misero in luce una parziale stratigrafia archeologica con frammenti ceramici e numerosi strumenti litici, fra cui le celebri asce in pietra verde. Ulteriori indagini si svolsero nel 1938-1939. I manufatti conservati si trovano oggi al Museo di Antichità di Torino.

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