La Valle di Susa, principale corridoio delle Alpi Cozie, è stata fin dall’antichità punto d’incontro tra diverse culture: dopo la preistoria, numerose sono le tracce della radice celtica della popolazione, della conquista romana e del passaggio di eserciti, spesso guidati dai protagonisti della vicenda europea. Un aspetto che può rivestire particolare interesse è la storia di questo territorio attraverso le sue pietre da costruzione: dai materiali poveri per opere murarie e tetti delle abitazioni, a quelli di grande pregio impiegati per opere di eccellenza.
Nella Media e Bassa Valle gli affioramenti alpini appartengono al Massiccio Dora-Maira. Vi fanno parte non solo i marmi di Foresto e Chianocco, ma vari tipi di gneiss (fra i quali quello granitico di Vaie), micascisti e calcescisti. Qui, la coltivazione delle pietre ha radici in tempi molto lontani e per secoli l’attività estrattiva è stata condotta con le straordinarie tecniche dell’Età Antica. Un nuovo impulso produttivo si ebbe nella seconda metà dell’800, con l’introduzione dell’esplosivo e l’avvento della ferrovia, che facilitò il trasporto verso Torino. Presto seguirono i periodi di crisi, per arrivare ad oggi, con le attività quasi del tutto estinte.
La Parete delle Macine di Vaie è segno spettacolare della perizia di antichi scalpellini. Ad oggi, non vi sono notizie certe a riguardo: proprietà, periodo delle lavorazioni e collocazione sul mercato. La parete è prossima ai siti della Cava Pent, ad un’altitudine leggermente superiore. Come per i siti di Borgone, anche a Vaie nello stesso affioramento compaiono anche i materiali usati per la produzione delle macine da mulino.
L’incremento esponenziale del numero dei mulini ad acqua nel XVIII secolo (a Vaie nella seconda metà del ‘700 erano ben quattro) può spiegare la diffusa produzione, sul territorio, di macine per mulini idraulici.