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Le carbonaie venivano costruite per trasformare la legna in carbone, esigenza che era particolarmente sentita ovunque ci fossero problemi di esbosco della legna da ardere, o più raramente dove esistesse la specifica necessità di avere il carbone al posto della legna, nel caso di fucine o in presenza di miniere o cave.
La catasta di legna da trasformare in carbone (di circa 5 – 6 m di diametro) doveva essere posata su una piazzola piana e circolare. Al centro veniva costruito il camino “a castelletto”, su cui si poggiavano i pezzi di tronco dai più grandi ai più piccoli verso l’esterno.
Una volta ultimata la catasta, tutti gli interstizi venivano riempiti di legnetti più piccoli, poi si procedeva con il rivestimento: un primo strato di foglie secche, ed uno strato più esterno di terra o zolle avevano lo scopo di impedire all’aria di alimentare il fuoco, in quanto la legna non doveva bruciare, ma subire una lenta combustione in assenza di fiamme.
Una volta distillata la carbonaia, si raccoglieva il carbone pulendolo dalla terra e si insaccava per il trasporto.
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Le carbonaie duravano in media otto giorni o più a seconda di quanto erano grandi e in genere ogni cinque miriagrammi di legna dovevano dare la resa di un miriagrammo di carbone.